venerdì 26 dicembre 2008

Arte come esperienza

Arte come esperienza di vita estetica
Giovanna Santinolli & Brunetto De Batté- Laboratorio d&s

L’utopia come luogo dell’arte non alienata
Coordinate:
William Morris, Notizie da nessun luogo, ed. Silva, Teramo 1970
Susanne K.Langer ,Sentimento e forma, ed. Feltrinelli, Milano 1975
Ernst Schumacher, Piccolo è bello, ed. Moizzi, Milano, 1980
Hans Georg Gadamer, l’attualità del bello , ed. Marietti, Genova 1986
Giancarlo De Carlo,Gli spiriti dell’architettura (a cura di Livio Sichirollo), ed. Riuniti, Roma 1992
http://utopiaecomunita.blogspot.com/2007/12/proposito-di-comunit.html

“L'Utopia come luogo dove l'arte non è più alienata ma è ricostruita su basi ugualitarie, è un ideale comune a tutto il socialismo del diciannovesimo secolo, da Fourier a Marx, da Godwin a Ruskin.
…..Kropotkin e Morris vedevano l'arte come qualcosa che si integrava con la vita sociale in tutti i suoi aspetti..” (1) , dove l’arte aveva il compito di fondare su basi nuove e autentiche la vita quotidiana, dove il lavoro doveva trovare sollievo e riposo in se stesso .

“Morris- scrive C. Doglio (2) - non pone una netta distinzione tra arte, intesa come prodotto di una certa attività, e questa stessa attività…al contrario, passa continuamente dall’uno all’altro termine…L’ideologia morrisiana, in questa sua aspirazione…favorisce il pieno spiegamento dell’arte nella vita comunitaria, si presenta come una sorta di socialismo estetico…”

“ La dimensione utopica si sposa con la dimensione estetica e insieme intendono… cambiare la vita. Insieme nutrono di linfa vitale le poetiche degli artisti e degli architetti moderni, …” Filiberto Menna (3), nel capitolo dedicato all’utopia, trattando del Fourier , puntualizza come la dimensione estetica dell’ utopista abbracci non solo il plaisir de
la vue , ma tutti i sensi nel tentativo di edificare lo stato finale di Armonia.
Il termine di riferimento è sempre ( anche nelle profezie del movimento moderno) oltre l’architettura e l’arte: la vita nella sua totalità.

Per il Munford (4) la prospettiva estetica è riportata ad un concetto di esteticità generale - come per Read (5) e Schiller (6) - : arte, tecnica,simbolo,funzione in un sistema armonico capace di accogliere anche le esigenze sociali e morali.

Herbert Read propone una prospettiva estetica facendo affidamento alla funzione pedagogica dell’arte :”L’arte è una di quelle cose, come l’aria o la terra, che sono ovunque intorno a noi…Per cominciare, possiamo dire che comune a tutte le opere d’arte è qualcosa che chiamiamo forma.” (5)

In “Arte come esperienza” J. Dewey (7) pone l’accento sul potenziale estetico che è in ogni individuo e Giedion in“Spazio,Tempo,Architettura”(8) riprende l’osservazione per giungere anch’egli ad un’idea generale che coinvolge la persona e il suo intero ambito vitale.

Social Art ?
Coordinate:
Lea Vergine, Attraverso l’arte- pratica politica/pagare il ’68, ed. Arcana , Roma 1976
Mirella Bandini, L’estetico il politico- da Cobra all’Internazionale Situazionista 1948-1957, ed. Officina, Roma 1977
Ermanno Migliorini, L’arte e la città, ed. Fiorino, Firenze 1975

Vilma Torselli in Public Art e Architettura (9) scrive:
Il “termine Public Art , coniato negli anni ’60 per un’arte promossa dalle pubbliche amministrazioni (based community projects) con intenti di riqualificazione del territorio, di riassetto urbanistico di aree degradate, di urban design, ripreso con più ampio significato negli anni ’90 e centrato sul concetto di site specific,contesto entro il quale l'opera d’arte viene collocata in stretto rapporto con la specificità del luogo, secondo la più rigorosa pertinenza dell'una rispetto all'altro.Alla base della Public Art sta il concetto di arte come forma comunicativa (si parla anche di social art o community art)…”

…Ma l’art social ha origini ben diverse e più lontane , André Reszler in “L’estetica anarchica” parla dell’esperienza ( Art Social ) del gruppo anarco-sindacalista , animato da F. Pelloutier (il sindacato rappresentava allora il punto di riferimento dell’operaio ) che dal 1896 al 1901 ha operato con diverse manifestazioni a Parigi e pubblicato un’importante rivista”l’Art social”.
Reszler riporta alcuni passi della rivista: “Grande è solo quell’ arte che subordina la forma all’Idea ( vale a dire all’Idea del sociale) e che in essa trova la sua ragione d’essere”…” Orsù, scrittori manifestate senza posa la vostra collera nei confronti dell’iniquità…” (10)

Tolstoj in “Che cosa è l’arte ?”(11), parla di comunicatività dell’arte e della forza comunicativa e sincera ( condizione indispensabile per “ una chiara espressione del sentimento che vuole trasmettere”) dell’arte popolare a differenza dell’arte confezionata solo per fini personali.
Anche George Sorel afferma che le arti devono permettere la partecipazione attiva dei cittadini , introducendo in questo modo il concetto di “una civiltà di produttori”, dove l’educazione artistica diverrà “ la base della produzione industriale” ( 12)
Alla vigilia della seconda guerra mondiale si assiste ad una revisione della società socialista dove l’arte assume un ruolo di non sottomissione e nessuna costrizione.
La creazione artistica non può essere propagandistica , lo slancio rivoluzionario dell’arte
s’ accompagna ai temi dei grandi pensatori anarchici come Godwin, Proudhon : ogni individuo è un creatore potenziale , ciò che conta è l’atto creativo.
“ Quando l’uomo cessa di creare cessa di vivere… il primo passo che ognuno di noi deve compiere è di riprendere l’iniziativa, di riacquistare la capacità personale di vivere…”(13)

A proposito del rapporto tra opera e pubblico/ opera e comunità, Mikel Dufrenne in “Fenomenologia dell’esperienza estetica” riferisce: “L’arte per l’arte è un’idea nuova…Se oggi non riesce a instaurarsi un dialogo tra le masse e l’arte…è forse perché manca quel terreno d’intesa di una fede comune. Che una fede vivente attraversi la comunità, e subito toccherà l’artista, risuonerà nell’oggetto estetico…” (14), sin quando l’arte è stata al servizio “della Weltanschauung propria della sua comunità” l’opera non aveva pubblico, ma una comunità poiché si metteva “al servizio di una causa diversa da quella dell’arte” accettando e difendendo i valori di quella comunità.
La riappropriazione della città
Coordinate:
Enry Lefebvre, il diritto alla città, ed. Marsilio, Padova 1970
in, distruzione e riappropriaione della città, ed. s.e.r.t., Milano n.7 /1972
in, la cultura della partecipazione, ed. scimmia verde, Milano n.14 /1977
che, rte architettura teatro, Napoli n. 5/6 1977
Enrico Crispolti, arti visive e partecipazione sociale- da “Volterra 73” alla Biennale 1976, ed. de Donato, Bari 1977
AAVV, cronografie , ed. la Biennale di Venezia 1980
http://movimentieavanguardie.blogspot.com/2008/01/movimenti-e-riviste-davanguardia.html

“ Design nel e per il sociale, abitare è essere ovunque a casa propria” . Queste le tematiche sviluppate da Ugo La Pietra negli anno settanta. Gillo Dorfes , nell’introduzione al catalogo “Il sistema disequilibrante”(15) sottolinea come le facoltà immaginative del cittadino sono sollecitate attraverso le inattese invasioni urbane che si frappongono alla vita quotidiana ora come oggetti misuratori, ora come strumenti comunicatori. Inoltre vengono promosse attività urbane con particolare attenzione al recupero , alla reinvenzione e ai gradi di libertà creativa che comunque l’uomo attua in maniera non specialistica sul territorio (periferico).
Nell’editoriale della rivista “inpiù”,/ L’uso della città /del 1973 (16) , si legge: “La creatività, questo bene che ci è stato sottratto dai gruppi di potere culturale… occorre riconquistarla attraverso un processo di riappropriazione …attraverso l’eliminazione …del monumentalismo in architettura…un certo tipo di design d’avanguardia…l’arte di pochi e per pochi…” Ugo La Pietra e Vincenzo Ferrari nell’intervento “ Per la decodificazione dell’ambiente urbano” sottolineano come:“l’ uso della città “, vuol essere ..l’occasione di riflessione sulle reali capacità di intervento dell’uomo comune nei processi di modificazione ( per un uso più appropriato) dell’ambiente urbano. In pratica una ricognizione attorno al concetto di “ qualità “ come criterio cardine per interpretare la realtà, una realtà dinamica legata alla nostra esperienza nel rapporto con le cose.
Questa educazione all’osservazione ci riporta alla “metafisica della qualità” (17) dove è appunto il valore che noi diamo alle cose a determinarne l’esistenza stessa . Differenti sono i modi per perseguire la qualità ( quasi un principio superiore ) , e qui si possono aprire infinite questioni che riportano tutte non tanto al rapporto tra arte e architettura, quanto alla “correlazione del sociale con il formale, della gente comune con le espressioni tridimensionali e spaziali che non sono cornice , o scenografia, ma parte contestuale del quadro” (18).

Profezia “di una città estetica”

Coordinate:
AAVV, immagine per la città, ed. E.R.C., Genova 1972
Giancarlo De Carlo, nelle città del mondo, ed. Marsilio, Padova 1995

Filiberto Menna, parte dal presupposto che l’avanguardia artistica e il movimento architettonico moderno abbiano un comune denominatore: l’attività artistica come strumento di indagine e trasformazione della realtà .La prospettiva estetica, la prospettiva politica e la prospettiva tecnologica, si intrecciano frequentemente, ma la prospettiva estetica – si legge nella premessa-“sorge dalla convinzione che la politica, da sola, non è in grado di attingere la condizione di una società libera…Naturalmente, non si tratta di ripetere l’illusione totalizzante dell’avanguardia…ma stringere sempre più i rapporti tra arte e vita, tra estetica e comportamento.” (3)

Per i Situazionisti “ l’opera d’arte totale” può realizzarsi dominando i condizionamenti inerenti la città. Quindi, sperimentare …“ ci saranno ambienti che trasformeranno le esperienze degli individui e dei gruppi e saranno essi stessi trasformati di conseguenza; ci saranno le città le cui strutture consentiranno concretamente gli strumenti per accedere ad ogni possibile esperienza…Città gioco”(19)
“L'avanguardia ha sempre cercato di superare la dicotomia tra arte e vita, di combattere la passività del pubblico, di demistificare la creazione estetica, di sviluppare un'arte partecipata. Essa, tuttavia, non potrà limitarsi ad indicare una via da percorrere, ma dovrà cominciare a sviluppare seriamente il suo programma. Il prossimo passo dovrà essere finalizzato all'incremento dell'educazione estetica” (20)

Per John DEWEY
“…La nuova visione delle cose non nasce dal nulla, ma emerge da un processo attraverso cui si scorgono, in termini di possibilità e cioè di immaginazione, cose vecchie in relazioni nuove, che servono a un fine nuovo e che questo stesso nuovo fine aiuta a creare.”
“L’esperienza estetica è una manifestazione, una registrazione ed una celebrazione della vita di una civiltà ed è anche il giudizio ultimo sulla qualità di una civiltà.” (7)

Herbert Marcuse aggiunge ne “La dimensione estetica”:
“ Se la gente fosse libera, l’arte sarebbe la forma e l’espressione della loro libertà” (21)
Arte , Architettura e Natura
Coordinate:
AAVV, Fallo da te!-manuale pratico di vita quotidiana alternativa, ed. Arcana, Roma 1974
AAVV, sulla natura ,in Paradosso, ed. Pagus, Paese(TV) n.1 /1992
laboratorio d&s,Ecologia e comunità, 2007, http://www.archphoto.it/

Negli anni ‘60/70 la riscoperta della tecnologia povera ( vedi R. Dalisi “ tecnologia povera” Casabella n° 365, maggio 1972), riporta al recupero nell’ambito della progettazione di materiali e tecniche naturali. Nel 1973, un gruppo di architetti/artisti/designer radicali fonda la Global Tools con l’intento di generare un sistema di laboratori per sviluppare “attività creative individuali e di gruppo” (22) .
Sono anni di sperimentazione interdisciplinare dove il progetto diviene il “luogo dell’incontro”. Diverse sono le esperienze che vanno dalla partecipazione all’happening , dall’autocostruzione alla comunità, dall’utopia alla distopia. La riscoperta della base tribale dell’esperienza umana, si ritrova nella comunità di Drop City ( Colorado 1969 ) e in tutte le altre simili esperienze americane raccolte nei due quaderni Shelter (23).
Il sentiero delle sperimentazioni ( interventi nella città e nell’ambiente), conduce al seminario di Cavart ( Colli Euganei estate del 1975) e alla sua proposta di una ricognizione “per una architettura culturalmente impossibile” con installazioni che utilizzavano strumenti legati alla Land Art e all’arte povera (24) , a Mario Merz con gli allestimenti temporanei simbolici , a Claudio Costa e ai suoi recuperi antropologici(25), per arrivare alle ultime tendenze raccolte nel libro di Alessandro Rocca (26). L’autore riporta operazioni costruttive immerse in paesaggi naturali realizzate con i materiali organici o adattando la natura su un disegno prestabilito.
Queste sperimentazioni tra arte, architettura ( superate le avanguardie ) tracciano possibili ragionamenti attorno alla questione : natura e paesaggio, comunità e società. Comprensori mutevoli in una relazione pronta a fornire nuovi punti di percezione dell’abitare lo spazio urbano ed il paesaggio.
note
(1) L'estetica anarchica di Michael Scrivener -traduzione dal n.1 della rivista libertaria "Black rose" di Boston- in http://www.socialismolibertario.it/estetica%20anarchica.htm
(2) C. Doglio Dal paesaggio al territorio, esercizi di pianificazione territoriale, ed.il Mulino, Bologna 1968
(3) F. Menna Profezia di una società estetica , ed . Lerici, Roma 1968
(4) L.Munford Arte e Tecnica, ed. Etas/Compass Milano 1966
(5) H. Read Educare con L’arte, edizioni di Comunità , Milano 1973
(6) Schiller Lettere sulla educazione estetica, ed. Bompiani, Milano 2007
(7) J. Dewey Arte come esperienza,ed. la Nuova Italia, Firenze 1960
(8) S. Giedion Spazio,Tempo,Architettura, ed.Hoepli, Milano, 1989
(9) V. Torselli Public Art e Architettura http://www.antithesi.info/
(10) A.Reszler L’estetica anarchica, ed. SugarCo, Milano 1973
(11) L. Tolstoj Che cosa è l’arte ? ,ed. Feltrinelli economica, Milano 1978
(12) G. Sorel Riflessioni sulla violenza , ed.Einaudi,Torino 1967
(13) L. Munford Arte e Tecnica, ed. Etas/Compass, Milano 1966
(14) M. Dufrenne Fenomenologia dell’esperienza estetica, ed. Lerici, Roma 1969
(15) U. La Pietra Il sistema disequilibrante, ed.Masnata, Genova, 1971
(16) inpiù n.2/ 1973, L’uso della città
(17) R. M. Pirsig Lo zen e l’arte di manutenzione della motocicletta, ed. Adelphi, Milano 1981
(18) C. Doglio Dal paesaggio al territorio, esercizi di pianificazione territoriale, ed.il Mulino, Bologna 1968
(19) AAVV Situazionist International- la rivoluzione dell’arte moderna e l’arte moderna della rivoluzione- ed. Nautilus, Torino 1996
(20) M. Scrivener L'estetica anarchica (traduzione dal n.1 della rivista libertaria "Black rose" di Boston) in http://www.socialismolibertario.it/estetica%20anarchica.htm
(21) H. Marcuse La dimensione estetica, ed. Mondadori,Milano 1978
(22) Casabella n 377/ 1973, Global Tools
(23) AAVV, Domebook 2, ed. Shelter, Bolinas California 1971 e
AAVV, Shelter, ed. Shelter, Bolinas California 1973
(24) che n° 3/4 , 1975 , beyond architecture-al di là dell’architettura
(25) C. Costa due esercizi di antropologia 1974 , ed. Nuovi Strumenti/ P.Cavellini, Brescia 1974; C. Costa_ A.Paradiso situazione antropologica –dall’uomo al paesaggio, ed. Apollinaire, Milano 1977
(26) A. Rocca Architettura naturale, ed. 22publisching, Milano 2006

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